O v e r e x p o s e d
&
U n d e r
d e v e l o p e d

 

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Tecnica di ripresa col grande formato.

Come è stata realizzata questa foto?

Cardo Ametistino.

Dati di ripresa:
Pellicola piana 10*12 Kodak EPP 100
Obiettivo 180mm a f/16
Tempo 1/30

 

Questa foto non è un esempio di difficoltà estrema, ma anzi rappresenta una tipicità delle riprese ravvicinate.

Il soggetto è semplicemente un cardo che presenta delle foglie apicali che si colorano naturalmente di un bell'azzurro quando è giunto vicino alla fioritura.
Ho pensato di riprendere questa caratteristica cromatica interessante risaltandola per quanto è possibile.
Ho perlustrato la zona fino a trovare un bell'esemplare di un azzurro carico e con un insieme di corolle abbondante.

La mia scelta è stata di realizzare una foto molto ravvicinata, volevo riprendere l'ammasso che misurava circa una trentina di centimetri di diametro, e la ripresa dall'alto è stata una scelta voluta dal desiderio di staccare i capolini azzurri dal resto dell'ambiente senza avere interferenze cromatiche tipo un cielo azzurro o un bosco verde, che erano gli elementi che si presentavano nella zona al momento.

Per questo ho optato per un obiettivo cosiddetto normale, il 180mm.
Questa scelta mi consentiva di avere una buona libertà di movimento attorno al soggetto, non avere il cavalletto che rientrava nell'inquadratura, avendo posto il banco perpendicolare o quasi al cardo.
Inoltre questa focale permette facilmente di avvicinarsi al soggetto, di mettere a fuoco solo le aree di interesse, e la ripresa ravvicinata ha bisogno di un allungamento del soffietto piuttosto ampia questo perchè ci si avvicina alla fotografia "macro". Se per esempio desiderassi riprendere in rapporto 1:1 il soggetto, avevo bisogno di un soffietto allungabile il doppio dell'obiettivo usato, in questo caso arrivare ai 36 centimetri, che non è poco!
La compensazione della caduta di luce è un problema da considerare in questo caso, ed ho misurato perciò la distanza tra obiettivo e pellicola, che è risultata circa 25 centimetri, questo ha portato a compensare di 2/3 di stop il tempo di esposizione, questi calcoli li si può fare velocemente se preventivamente ci si è costriuti una tabella di compensazione per l'obiettivo in uso, per tot centimetri si compensa di tot.Oppure si usa la solita formula che dice:

Fattore di Compensazione = Allungamento del soffietto /Lunghezza Focale al quadrato

Tabella relativa all'obiettivo 180

18 cm Nessuna Compensazione
21 cm 1/3 di stop
23 cm 1/2
25 cm 2/3
28 cm 1
30 cm 1+1/3
32 cm 1+2/3
36 cm 2 stop

Attraverso il vetro smerigliato inquadrando il soggetto mi sono accorto come era utile non avere troppo il idaframma chiuso, questa operazione si fa sovente, si inquadra, si mette a fuoco e poi si manovra il diaframma in chiusura fino a vedere nitido ciò che si desidera.
La maniera meno onerosa per raggiungere un buon livello di nitidezza (o sfuocatura di ciò che non si vuole a fuoco)è di usare il basculaggio del corpo anteriore, cioè della standarta che sorregge l'obiettivo, in questo caso il soggetto era piano parallelo alla pellicola, perciò un basculaggio avrebbe provocato per esempio la perdita di nitidezza dei fiori ai bordi dell'immagine, invece che di quelli più distanti verso il terreno.
Ho preferito in questo caso avere a fuoco il piano parallelo alla pellicola, perpendicolare all'obiettivo, cioè senza basculare, come si otterrebbe con un apparecchio reflex con un tubo di prolunga o con l'obiettivo macro. In altri frangenti invece il basculaggio è servito molto a migliorare la resa a fuoco del soggetto, come in quest'altra foto ravvicinata della Succulenta scattata con un 300mm, dove il diaframma chiuso da solo non sarebbe bastato ad avere a fuoco la pianta.

Il diaframma in questo caso è stato f/16 e visto la giornata di sole e la pellicola 100 ISO il tempo impostato è stato di 1/30, un tempo di esposizione chiamiamolo eufemisticamente "veloce" per questo tipo di foto, che permetteva anche di ovviare ad eventuale leggero ondeggiare per il soffiare di vento.

Una cosa da tenere conto è la latitudine di esposizione del soggetto, in questo caso ho scelto di misurare il grigio medio su un punto di azzurro, il centro di un fiore, attraverso l'esposimetro spot da un grado, poi ho misurato il resto della scena per vedere quanti diaframmi si scostava dalla media, in queto caso la pellicola diapositiva ha una tolleranza bassa sulle alte luci, diciamo che il limite superiore sia di +2 1/2 stop sopra il grigio medio e -3 per le ombre nere, la scena rientrava in questo intervallo facilmente.
Alcune scene che fotografo hanno contrasti al limite della tolleranza della pellicola diapositiva, si rischia di bruciare le alte luci da una parte, e di avere ombre scure che scanner non professionali non riescono a leggere. Per questo tipo di scene andate a vedervi la foto del Trabucco.

Per i pignoli si può aggiungere che il cerchio di immagine essendo una foto ravvicinata veniva ad essere molto più ampio che all'infinito, permettendo ciè agevolmente dei movimenti sia di decentramento che di basculaggio anche se si usa f/16 che per l'obiettivo in questione rappresenta un diaframma un po'aperto e quindi con minor cerchio di copertura.
In poche parole difficilmente sarebbe risultata una perdita di luminosità ai bordi ( vignettatura), o perdita di nitidezza di immagine anche se si decentrava di sei o sette centimetri.

 

 

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