O
v e r e x p o s e d
& U n d e r d e v e l o p e d |
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Ho ricevuto da diverse parti l'invito di essere più concreto nel
descrivere come fare una scelta ragionata per chi si vuole avventurare nel
Grande Formato.
Punto primo:
La scelta del formato del negativo. Possiamo dedurre che il formato minimo
per parlare di fotocamera a lastre è il 10*12cm. Anche se poi non
è vero, esistendo il 6*9 cm e il 9*12 cm. Quanto dico ora è
una scelta ragionata su parametri miei, perciò potrebbero non essere
quelli vostri, e dunque opinabili. Il formato 6*9 non permette una visione
dell'immagine con il vetro smerigliato godibile come un formato maggiore,
per di più non ha senso mettere un lupe per puntare il dettaglio,
perchè non riuscireste a posarlo in una porzione ampia del vetro,
essendo gli angoli inquadrati fuori portata del lupe.
Perdipiù un immagine piccola per forza di cose è difficile
da osservare nei dettagli, e valutare la messa a fuoco è critica.
Un senso di esistere questo formato lo ha, di diritto, con il dorso digitale,
ma non con il film.
Il formato 9*12 è un formato pochissimo usato, è una pellicola
e uno chassis che si possono comodamente alloggiare in un apparecchio 10*12
dotato di dorso universale, per cui parlerei di intercambiabilità
tra i due, dove il formato maggiore ingloba l'inferiore, ma al prezzo di
non trovare più accessori e pellicole di quel formato, soprattutto
se poi lo stamperete con l'ingranditore: dovreste farvi delle mascherine
apposite, la sviluppatrice con telai appositi, etc. State attenti perciò
a comprare a poco degli chassis 9*12, vi rimarrebbero inutilizzati, non
trovandosi più la pellicola della misura!
Punto secondo:
Una cosa che bisogna tener conto è che un qualsiasi banco o folding
ha dei pezzi che si possono condividere con qualsiasi altro, come per esempio:
Il panno nero, gli obiettivi, a volte le piastre porta obbiettivo, gli chassis,
il dorso polaroid, i filtri, gli scatti flessibili, il lentino, il cavalletto...
Una volta che avete acquistato un corredo di un tipo potete cambiare solo
un pezzo, come per esempio il corpo macchina e tenere il resto, a volte
anche se cambiate direttamente formato di banco ottico. Cioè se per
esempio volete usare un obiettivo normale del banco 13*18 sul 10*12cm diventerà
un buon tele da ritratto, con un cerchio di immagine molto buono, vi permetterà
ampi decentramenti cioè.Oppure potete intercambiare gli accessori
tra due apparecchi, un banco ingombrante da studio e una folding leggera
per le escursioni. La modularità e intercambiabilità poi può
portare a delle gite in gruppo, dove si possono condividere tra persone
diverse certi accessori, per esempio scattare una polaroid P/N con un dorso
prestato solo per quello scatto, o una lastra piana in uno chassis di una
determinata pellicola dell'amico. Conosco dei "fotoclub" di utilizzatori
di fotocamere GF in America dove si programmano escursioni a località
fotografiche dove vanno in gruppo e scambiano informazioni, tecniche, e
condividono cibo e passione fotografica in allegria.
Altro standard comune è il dorso universale graflock , che permette
di alloggiare un qualsiasi chassis 10*12, ma anche un portarulli per pellicola
120 e con formato 6*9 o 6*7, facendo diventare il vostro banco/folding un
multiformato, è un po' come la reflex digitale che utilizza gli obiettivi
della 35mm, bisogna capire che le focali in possesso cambiano e un normale
diventerà un mediotele, un grandangolare un normale...
Punto tre, l'apparecchio:
La scelta minimalista di molti che affrontano foto generiche in esterni
e interni, compreso i paesaggi e i ritratti, ma che non hanno voglia di
spendere molto, è composta da una folding di legno quale per esempio
una Wista, Tachiara, Shen Hao, oppure di metallo/resine quale il Toyo, e
un paio o tre ottiche al massimo: il 90mm grandangolare e il normale 150mm
oppure sostituiscono quest'ultimo con un 210mm privilegiando un obiettivo
che abbia una maggior funzionalità nel rendere i particolari e/o
i ritratti.
Punto quarto, le lunghezze focali degli obiettivi.
Ci sono alcuni che soprannominano "field" le fotocamere che
si possono trasportare sul campo, ma a vedere, ci sono anche degli obiettivi
con una simile caratteristica spiccata.
Tra i grandangoli i minimalisti scelgono tra 90 e120, il normale 150 o 180;
il 210 o il 240 per lungo fuoco e magari un 300/305 compatto a quattro lenti.
Tra gli obiettivi scelgono accuratamente focali meno luminose ma più
compatte, tanto la resa ottica è comunque ai massimi livelli, questo
per il peso, ingombro e riduzione di dimensione dell'attacco filtri.
Ci sono appassionati nello scegliere determinato bagaglio, in modo da portare
appresso il minimo indispensabile, ed è veramente impressionante
quanto piccolo e leggero possa essere un ottimo obiettivo, si parte dai
120/200 grammi e si arriva al massimo ai 400 grammi, completo di otturatore!
Non c'è medioformato che tenga nel competere con il peso e l'ingombro,
e neanche molti obiettivi reflex. La filosofia è un po' come la scelta
purista di portare appresso una Leica M con due, tre obiettivi per un reportage
dove l'essenzialità è la filosofia base, senza penalizzarne
la qualità.
Punto quinto: i limiti dati dal soffietto.
La scelta è pressochè obbligata quando guardiamo il soffietto:
una buona regola approssimativa dice che il soffietto deve avere una lunghezza
minima di 1.3x la lunghezza focale dell'obiettivo usato, questo per permettere
di mettere a fuoco anche sogetti abbastanza vicini. Per legge ottica un
240mm di obiettivo ha bisogno di 31cm di soffietto per poter esser usato.
La maggiorparte delle folding sono degli apparecchi chiamati in gergo a
doppio tiraggio: il soffietto ha la lunghezza massima doppia dell'obiettivo
normale, essendo il 150mm considerato il normale, avremmo dunque 30 cm di
soffietto.A meno che non si scelga un teleobiettivo, che permette di usare
un soffietto più corto.
Per andar oltre il limite a volte ci sono dei tubi di prolunga: piastre
sporgenti; come anche ci sono le piastre rientranti per usare i grandangoli
spinti, che hanno la necessità opposta: metter a fuoco l'infinito
significa accorciare la distanza tra l'obiettivo e la pellicola corrispondente
alla lunghezza focale del suddetto: tipicamente 9cm per un grandangolare
90mm.
Questi accessori possono esser indispensabili, ma se poi si volesse decentrare
l'obiettivo troveremmo ancora un ostacolo meccanico nel soffietto che non
lascia muovere liberamente l'obiettivo, in tal caso ci si rassegna ad un
compromesso: si sa che l'obiettivo permetterebbe maggiori movimenti e quindi
immagini diverse, ma non si possono sfruttare appieno con una folding.
Banco ottico o folding?
Se vediamo bene ci sono delle cose pratiche che abbiamo in parte già
considerato: vogliamo un peso contenuto? Spendere meno ma senza scendere
di qualità? Pochi obiettivi o poco spinti? Oppure sappiamo che ci
interessa fare foto di architettura, stillife? Allo stesso modo ci dobbiamo
chiedere se vogliamo usare obiettivi di focale oltre il 240 e magari fare
macro. In questi casi il banco è d'obbligo.
Scelta del banco:
Un banco ottico ha di solito tutti i movimenti possibili, e può esser
attrezzato per potersi allungare ulteriormente, però la maggiorparte
dei 10*12 in commercio sono standard quando hanno un soffietto che permette
mezzo metro di allungamento, e un banco sotto appunto lungo mezzo metro,
il decentramento è di circa dieci centimetri in verticale e di cinque
in orizzontale per standarta, cioè se sommate i due decentramenti
orizzontali avrete anche lì 10cm. Molto ampi perciò. I basculaggi
sono totali, cioè sono solitamente di 360°, oppure talmente ampi
che non supererete mai con l'ottica il limite dato dalla meccanica del banco,
solitamente è il soffietto che limita il movimento, e qui si sceglie:
soffietto floscio a sacco per i grandangoli, e pieghettato squadrato per
gli altri obiettivi: è solo un pezzo in più da considerare
nell'evenuale acquisto.
Lo stesso ragionamento avviene per i formati maggiori: spesso un banco
o può diventare di un formato superiore cambiando il soffietto e
il dorso posteriore, oppure un formato maggiore può avere un dorso
riduttore di formato.
Quanto detto poi si deve applicare ai soliti conti geometrici: un banco
20*25cm ha bisogno di un soffietto e un allungamento doppi di un 10*12,
perchè usa un obiettivo doppio di focale per rapporto geometrico:
un 300mm è il "normale", per inciso si raddoppia anche
il volume e il peso di certi accessori, se non quadruplica!
Per questo non è molto consigliabile prendersi un banco o una folding
20*25 o 13*18 con una riduzione al formato 10*12 se abbiamo intenzione di
usarlo per quest'ultimo formato, è peso e volume da portarsi appresso
inutilmente!
Quale acquistare, le marche e i modelli.
Tra il mercato dell'usato si trovano decine di banchi ottici di svariate
marche, nuovi o vecchiotti. Un fatto è noto: che una casa seria ha
di buono l'integrazione tra pezzi nuovi e vecchi, così che si può
tranquillamente prendere un pezzo sapendo che si potrà montare facilmente
senza adattamenti di sorta. Ma a volte per esigenze tecniche ci si è
orientati all'evoluzione non compatibile dell'apparecchio. Poi si sa che
ci sono dei banchi ottici più ingombranti e pesanti e altri più
leggeri o trasportabili, diciamo subito che le folding per definizione sono
leggere e trasportabili: son fatte apposta per esserlo. Il prezzo di ciò
si paga in una loro minor robustezza, una precisione meccanica inferiore
dovuta alla tecnica di assemblaggio, perciò non si riuscirà
ad avere una scala in gradi o in centimetri di quanto ampio è il
movimento di macchina, ma ciò non ha alcuna importanza ai fini estetici,
la foto in fondo la fa l'obiettivo, e l'immagine risultante è indistinguibile
sotto questo profilo. Pensiamo perciò a cosa avremmo in più
comprando un banco: peso e ingombro ai limiti del trasportabile: un cavalletto
ai limiti, cioè, per forza di cose, più grosso se deve
sostenere più peso.
Spesso ci si imbatte nell'usato in banchi ottici "economici" che
io chiamo da "studenti", quelli cioè che constano da nuovi
poco, e sono completi, ma sono l'entry level della marca, un esempio è
un Toyo Wiew CX rimarcato anche Omega, niente a che fare con l''omonima
marca d'ingranditori. Si distinguono per la poca raffinatezza delle finiture,
o la loro giocattolosità: come il Toho, un peso piuma della categoria,
se soffia il vento è problematico usarlo! Sono degli acquisti a basso
prezzo, spesso nuovi o seminuovi, proprio perchè usati poco da studenti
di fotografia che passato l'esame di GF lo ripongono in soffitta, hanno
scarso interesse da parte dei fotoamatori che pensano di risprmiare per
qualcosa di più serio. Ciò non toglie che possano essere un
approccio economico alla fotografia in GF, alcuni sono proprio scelti per
la loro costruzione leggera e dunque alternative valide alle folding, compromessi
che vanno di volta in volta valutati dall'aquirente.
Dall'altra parte esistono molti banchi solidissimi, grossi, pesanti, ben
costruiti, che hanno un prezzo allettante proprio perchè non sono
oggetti trasportabili facilmente, cito la valigia di alluminio che trasportava
il Toyo G completo di tutto, cavalletto a parte, che pesava quindici chili
ed era così solida da poterci salire sopra per inquadrare soggetti
da un punto di vista più alto, son banchi studiati per un uso in
studio o in location comode al parcheggio. Una massima di un fotografo americano
cita che un suo soggetto fotogenico dista sempre non più di venti
metri dalla sua auto!
Ci sono delle eccezzioni risapute sia nel caso dei limiti congeniti delle
folding che in quelle dei banchi ottici.
Perciò posso ripetere cose già risapute: la Sinar serie P
è da studio, pesante e costosissima, la sua sorella Sinar-f è
chiamata così perche field, si trasporta smontata agevolmente in
una valigetta ventiquattr'ore da fotografia, pesa meno di un trapano, come
cavalletto posso dire che può esser montata sul classico 190 manfrotto,
siamo sui due chili di corpo macchina, e con una meccanica superiore alla
media, l'unico handicap serio è il suo trasporto smontata completamente,
ci vogliono cinque minuti per montarla in assetto zero, una volta che si
fa la mano.
L'altra marca famosa è l'Arca Swiss F-Type, una ibrida nel suo campo,
è in effetti un banco ottico normale da studio che si sfila da un
banco telescopico e si ripone così com'è, intera, non posso
parlarne male, la stò usando da tre anni con soddisfazione, ha di
più della Sinar che è compatta, senza sporgenze, e questo
facilita il trasporto, dall'altro è solidissima, anche più
della Sinar-f. L'unico neo è la piastra degli obiettivi piuttosto
ingombrante, è meglio trovare una riduzione per montare le piastre
linhof, quelle che sono diventate uno standard in molte folding di legno,
le montano anche la Wista e la Tachiara per intenderci.
Linhof è una marca arcifamosa, ha al suo attivo sia banchi economici
entry-level che delle folding costose, tra i vari spicca un banco telescopico
con standarta a L che è molto apprezzato : la Tecnicardan ; peccato
il prezzo elevato e la sua scarsa diffusione nell'usato, è molto
ricercato per la sua estrema compattezza, si piega in modo da risultare
piatto nel trasporto, e monta le piastre famose, piccole e leggere, alcune
anche rientranti.
Tra le folding ci sono le Graflex, non ne conosco a menadito le caratteristiche,
se non che sono pesanti più che quelle di legno, sono state prodotte
quando erano le uniche macchine fotografiche per fotoreporter anni '30-'40,
sono perciò oramai stravecchie e a prezzo stracciato ma solide, se
hanno un obbiettivo di corredo standard può non esser un campione
di resa ottica.
Trovo le folding di legno tutte bellissime per questo fatto: sono chiudibili
e leggere, molto compatte, le accomuno tutte perchè le differenze
sono minime, alcune possono avere un movimento di decentramento posteriore
che altre non hanno, ma tutte son fatte di ottimo legno, solitamente solo
tre legni sono utilizzati per costruirle, e sono i migliori per caratteristiche
di non variare di dimensione con l'umidità e temperatura. Alcune,
come le Shen Hao, sono capaci di avere dei soffietti intercambiabili, o
poter "portare" obiettivi più estremi grazie alla verstilità
meccanica maggiore, una, la Cahnam DLC45 è superire alle altre per
essere una folding metallica, robusta, con un soffietto triplo di lunghezza,
ed è un best seller della categoria. Altre folding sono famose per
esser costruite da artigiani americani leggendari, perciò esulano
un po' dalla scelta del neofita, a causa del prezzo superiore ai 3000$,
come per esempio Gandolfi o Ebony.
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Obiettivi "super performers"
Gli obiettivi famosi e più usati nel formato 10*12 sono e sono stati
i: 65,75,90, il 120, 150, il 210, il 240, il 300, come detto prima, ma le
case hanno pensato di creare dei nuovi obiettivi con delle caratteristiche
cosiddette super secondo il mio modo di descriverli.
Una differenza tipica tra un obiettivo standard ed uno super è il
prezzo, un buon obiettivo usato costa attualmente circa 3/500 dollari nelle
aste on line, tipicamente un esemplare multicoated moderno in condizioni
di uso buone, cioè qualche piccolo graffio sulla vernice e basta,
otturatore in ordine, con tappi, senza piastra. Se vogliamo il fratello
maggiore di uno stop più luminoso ma con anche buon cerchio di immagine
spenderemo un 30/50 % in più circa, ma se vogliamo uno dei seguenti
che vi descrivo allora il prezzo si avvicina molto ai 1000$.
Hanno perciò sostituito il vecchio grandangolare spinto 65mm con
un 72mm XL, molto performate per il meggior cerchi di immagine generoso,
dove prima sia il 65 che il 75 peccavano di cerchio di copertura, questo
per agevolare i lavori architettonici in ambienti stretti o spettacolarmente
ampi, poi hanno introdotto un supergrandangolare 55o 58mm con ovviamente
poco cerchio di copertura a queste angolazioni, ma tuttavia molto ricercati
per la resa rettilineare e grandangolare "vivace" davvero impressionante.
Un altro super-performer è il 47mm, in versione XL copre il 10*12,
mentre l'altro 47mm serve formati minori, per esempio usi specialistici
panoramici come in alcune Silvestri.
Questi virtuosismi di copertura grandangolare spinta si pagano con alcuni
scotti: il primo è una certa caduta di luce ai bordi, che perlopù
viene compensata da filtri centerspot costruiti appositamente per quell'obiettivo,
e perciò costosissimi, si parte da circa 200$, proprio per questo
tale filtro è stato sostituito da un fotoritocco: un software apposito
che corregge la luminosità in postproduzione, una volta acquisito
il file del negativo, però nulla possiamo nella ricustruzione di
un informazione totalmente mancante, dove anche lo scanner e la sua capacità
di lettura della densità gioca un fattore importante.
Il 90mm è un best seller da almeno trent'anni, perciò per andare incontro ad un pubblico esigente quale quello di che viaggia con la foding nello zaino, la Schneider ha creato un 80/4.5 di ottima luminosità ; con una dimensione contenuta e un diametro filtri 67 per semplificare la scelta minimalista di questi utilizzatori. Questo è un obiettivo purtroppo ed a ragione molto conteso e a caro prezzo nelle aste. Il prezzo supera gli 800 dollari.
Stesso discorso per il 120, che è stato surclassato dal Superangulon 110XL, essendo una lunghezza focale molto usata nel paesaggio e anche in architettura, un obiettivo conteso da chi fa foto di architettura.
Nella focale 210 invece c'è un Nikkor 200/8 che è molto apprezzato
essendo proprio minuscolo rapportato al fratello 210, con uno schema ottico
a 4 lenti si ottiene un buon compromesso, soprattutto per peso/ingombro
e filettatura filtro 52.
Tenete conto che un filtro di diametro 77 è lo standard per il più
blasonato degli obiettivi da stillife, il Super Simmar 210/5.6, poter portarsi
appresso cinque/sei filtri di questo diametro non è proprio agevole
ed economico, se poi aggiungiamo tutti gli anelli di raccordo per i diametri
inferiori capite come mai ci si orienti su obiettivi con attacco filtri
da 52mm!
Lo stesso avviene per la focale 240: spesso troviamo scelta tra due lenti
diversissime, una addirittura apo, con poche lenti, piccolo e leggero, l'altro
con invece molte lenti, maggior volume e peso, con cerchio ampio.
Si tratta di un obiettivo, il primo, di vocazione macro, quattro lenti,
poco luminoso : f/9 usato soprattutto per riproduzione, che è stato
ben corretto a distanze ravvicinate, ma che diaframmato può anche
esser usato all'infinito, l'altro ad un obiettivo classico, con schema ottico
e cerchio d'immagine tale da eser usato come grandangolare nel 20*25.
Il 300mm ha una vicenda simile: grosso e pesante è il normale per
un 20*25, può pesare più del banco 10*12 su cui si può
montare, ma viene sostituito sul campo "on the field" da un 300
o 305mm leggero e poco ingombrante, che nell'uso pratico lo sostituisce
egregiamente, essendo sempre sovrabbondante il cerchio di copertura rapportato
al formato 10*12.
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Non ho fatto menzione delle marche di lenti, ma sono sempre le solite quattro
sorelle: Schneider, Rodenstock, Nikon, Fuji, alcuni obiettivi sono appanaggio
solo di Schneider, ma tutte queste marche hanno avuto l'idea di offrire
quel qualcosina di più, per esempio Rodenstock ha privilegiato la
luminosità di mezzo stop maggiore di Schneider a parità di
lente, e offrendo qualche millimetro di cerchio di immagine maggiore nei
grandangoli.
Spesso però le tabelle delle caratteristiche degli obiettivi che
trovate facilmente nei siti delle case madri sono "conservative".
Dichiarano cioè meno di quanto poi sul campo si possa verificare.
Questo atteggiamento molto serio è sia singolare, sia comune quando
si parla di attrezzatura professionale che viene usata da professionisti
o seri amatori, una bugia qui avrebbe presto un effetto diverso che quella
su un prodotto di produzione di massa, almeno credo. Finora ho trovato che
tutti gli obiettivi costruiti con trattamento multicoating recenti hanno
performance di rilievo, cioè ampiamente soddisfacenti rimanendo nei
limiti che dichiarano.
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