O
v e r e x p o s e d
& U n d e r d e v e l o p e d |
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Gli obiettivi per grande formato
Mi riferirò per semplicità agli obiettivi del
formato più usato di BO, il 4'*5' o 10x12 che dir si voglia.
Gli obiettivi per grande formato confondono le idee nel neofita, per il fatto
che hanno dei valori assoluti quali l'angolo di campo, la lunghezza focale
espressa in centimetri o millimetri o pollici (un pollice equivale a 2.54cm),
il cerchio di immagine (che poi si devono rapportare al formato del negativo);
per esempio un obiettivo di focale 150mm può essere un normale nel
formato 4*5' e un grandangolo nel 8*10'.
Ciò è radicalmente diverso dagli obiettivi per formati minori,
dove non hanno importanza dei valori quali la copertura di campo e la vignettatura
ai bordi o il tipo di schema ottico, se normale, retrofocus o teleobiettivo.
C'è il fatto sostanziale dell'avere oramai quasi tutte le reflex un
esposimetro che misura la luce attraverso l'obiettivo, compensando automaticamente
due fattori : l'allungamento del tiraggio e l'assorbimento dei filtri.
Ma a volte capita che anche con una reflex ci si accorga della caduta di luce
usando un tubo di prolunga o un soffietto macro, ciò significa semplicemente
che le leggi ottiche si applicano universalmente a prescindere del formato
o apparecchio usato.
Quasi mai invece ci si trova ad usare un esposimetro che misuri la luce sulla
superficie della pellicola usando un banco ottico, e questo fatto porta al
dover compensare ricalcolando mentalmente o con l'ausilio di tabelle la corretta
esposizione.
Ma torniamo agli obiettivi da grande formato. Essi hanno questi valori da
prendere in considerazione:
- Angolo di campo inquadrato tenendo conto delle dimensioni del negativo,
considerando l'apparecchio fisso senza movimenti, diciamo che equivale all'angolo
di campo di un obiettivo di una qualsiasi altra fotocamera, esempio:
un obiettivo che ha un campo inquadrato di circa 45° gradi è un
obiettivo cosiddetto normale, sul formato 10x12 potrebbe equivalere ad un
150mm di focale.
- Se andiamo a vedere le tabelle di vari 150mm
scopriamo che coprono un angolo maggiore, cioè a partire da 65°
fino ad arrivare a 105°, ben maggiore dei 45° di prima. Ciò
si spiega semplicemente così: nel formato 10*12 si utilizzerà
una parte di questo angolo di campo, e parte rimarrà fuori. Da questo
fatto ne ricaviamo un'altra misura, quella del cerchio di immagine.
- Il cerchio di immagine è l'immagine proiettata sulla pellicola da
un obiettivo: a parità di lunghezza focale, come l'esempio del 150mm
avremo che un obiettivo con un angolo di copertura di 100° possiede un
cerchio di immagine molto più ampio di uno di 65°, questo ha un
utilizzo pratico diretto quando si decentra o si bascula la fotocamera, cioè
un obiettivo con cerchio maggiore permette maggior movimento, in pratica se
si inquadra un soggetto e si comincia a decentrare si avrà ad un certo
punto l'immagine che comincerà a vignettare poniamo dopo solo 2 cm
di decentramento, oppure potremo decentrare anche di 10 cm se usiamo un obiettivo
con un cerchio molto ampio.
Questo a cosa serve? Serve ai fini dell'immagine, si può per esempio
includere la sommità di un edificio e mantenere le linee verticali
della facciata perpendicolari al suolo e parallele tra loro, oppure si può,
usando il basculaggio, inclinare il piano di messa a fuoco e di conseguenza
ottenere una profondità di campo maggiore. (è inesatto che la
aumenti la PDC, semmai la si sfrutta a nostro vantaggio, ma abituati a pensare
in funzioni di fotocamere fisse c'è un aumento di PDC nell'immagine
finale che non si otterrebbe altrimenti neanche chiudendo il diaframma totalmente).
- La vignettatura e il cerchio di immagine sono due cose diverse, uno si riferisce
alla luminisità decrescente ai bordi dell'immagine, l'altro alla capacità
di restituire nitidi i dettagli, al potere di risoluzione insomma. Diaframmando
un obiettivo da GF si aumenta di molto sia l'uno che l'altro, e a diafamma
f/22 di solito si raggiunge l'optimum.
- Un altro valore che si valuta è la luminosità massima, ma
questo valore non è critico, proprio per il fatto che a tutta apertura
un obiettivo simile non rende bene, è calcolato per esser usato a diafammi
chiusi di due/tre stop, l'utilizzo è solamente nell'inquadratura, un
obiettivo di solito è di luminosità f/5.6, ma se andiamo verso
i teleobiettivi o i grandangolari troviamo discrete variazioni, significative.
I Grandangoli.
Facciamo un esempio: un grandangolo tipico è il 90mm
(equivalente ad un 24mm sul formato Leica), di cui son state fatte dalle varie
case costruttrici di obiettivi due versioni, una f/8 e l'altra f/5.6, la Rodenstock
addirittura ha aperto di mezzo diaframma in più nelle sue versioni
(f/6.3 e f/4.5). Nell'uso pratico troveremo che una lente meno luminosa è
più piccola della sorella più luminosa, ha un attacco filtri
inferiore, è più economica, ma ha press'a poco le stesse caratteristiche
quando viene usato a f/22, si possono confrontare i cerchi di immagine e trovare
che hanno pochi millimetri di differenza a favore dell'obiettivo più
luminoso. Nel mercato son apparsi ultimamente obiettivi extra large, gli XL,
questi hanno a parità di lunghezza focale un cerchio di immagine più
ampio, sono lenti costose, grandi, pesanti, con un attacco filtri gigantesco,
sfiorando i 100mm. Sono scelti perlopiù da chi deve fare lavori che
richiedono ampi movimenti di macchina e non ha problemi di trasporto, tipico
è il fotografo di architettura. Tra i bestseller abbiamo le focali
110, 72, 58, 47mm, sono spesso usati come grandangoli nel formato 4x5, oppure
possono esser usati nel formato superiore 13x18 come supergrandangoli, con
minore possibilità di decentramento però. Nulla vieta loro di
esser impiegati però sul formato minore 6x9, sfruttandone il loro cerchio
di immagine impressionante rispetto al negativo, tenuto conto del minor effetto
grandangolare, assente nel 110, marcato nel 47mm. Nel sito della Schneider
per esempio trovate una tabella con l'abbinamento obiettivo/formato coperto
e misure espresse in millimetri del decentramento possibile a seconda del
negativo con cui vengono utilizzati.
Il grandangolo nel GF soffre di un fattore costitzionale: più è
spinto più vignetta ai bordi, così si vedono comparire dei filtri
digradanti comunemente chiamati center-spot, con questi si ottiene un'esposizione
corretta anche ai bordi, si dice che vada un po' a gusti, per me l'uso di
un centerspot è appannaggio di lenti con focale dal 75mm in giù,
e per lavori fotografici critici, attualmente poi si ha una possibilità
di correzione digitale, l'importante è che si sappia a cosa si va incontro:
bisogna sacrificare circa due stop come fattore di assorbimento del filtro,
e per il fatto che non deve vignettare il filtro va collocato subito davanti
l'obiettivo. Molti filtri centerspot hanno un diametro esterno maggiorato
tale che si passa da 67mm ad un 80mm esterno, complicando ulteriormente l'applicazione
di altri filtri dopo il centerspot. Ultima cosa, essendo questi filtri dedicati
per ogni obiettivo, sono molto costosi, circa 250euro l'uno!
C'è da dire che se facciamo i debiti confronti coi grandangoli di altri
formati non troveremo mai l'ampia scelta e la possibilità di decentramenti
che si trova in questo ambito, se pensiamo che un obiettivo 47XL per il 10*12
copre un angolo di campo corrispondente a un 12mm Leica, e parliamo di obiettivi
con correzione apocromatica e possibilità, seppur minima, di decentramento
e basculaggio e resa rettilineare, cioè non sono dei fish-eye! Il loro
costo, seppur elevato, non è elevatissimo in assoluto proprio perchè
si possono maontare su molti apparecchi diversi, sia per marca che per formato.
Così troveremo che un buon grandangolo costa meno che il suo corrispettivo
nel medio formato.
Utilizzo dei grandangoli GF:
Per il fatto che la lunghezza focale del grandangolo corrisponde
quasi esattamente alla sua distanza davanti alla pellicola, si trovano delle
fotocamere che meccanicamente non riescono a soddisfare i requisiti di decentramento
e basculaggio così ravvicinati, il soffietto normalmente flessibile
quando è accorciato limita i movimenti.
Le soluzioni che si trovano sono due fondamentalmente: cambiare soffietto
e impiegare un soffietto a sacco, grandangolare, e/o una piastra portaobiettivo
più profonda che permette all'obiettivo di porsi più internamente.
Questi limiti fisici dipendono da vari fattori: dal tipo di fotocamera e dall'obbiettivo,
e anche da quanto cerchio di immagine si vuole utilizzare dell'obiettivo,
mi spiego: potrebbe essere il caso di un grandangolo posizionato in una folding
con piastra rientrante, l'obiettivo permette decentramenti di 5cm, ma la costruzione
dell'apparecchio ha solo 4cm. Lo stesso quando fisicamente un obiettivo non
ci sta sull'apparecchio perchè troppo grande per quell'apparecchio.
Questi sono gli unici problemi di accoppiamento macchina/obiettivo.
Focali lunghe
Gli obiettivi con un campo inquadrato sotto i 35° son da considerarsi
focali lunghe. Essi hanno schema ottico di tipo semplice a tre/quattro lenti
tipo lo schema tessar oppure a schema di gauss con sei lenti o più.
Gli uni sono meno luminosi, tipicamente f/9-11,gli altri sono dei f/5.6, con
un cerchio di immagine ampio e una notevole qualità di immagine. Alcuni
sono poi specificamente per un utilizzo macro, ottimizzati per rapporti di
ingrandimento 1:1.
Si intende obiettivi lunghi per il 10*12 quelli di focale dal 210mm in poi,
con limite fisico/pratico attorno al 450mm, dovuto all'allungamento del soffietto,
che di solito in un banco normalmente arriva a 45cm. Ciò significa
che se vogliamo metter a fuoco un soggetto ravvicinato, avremo bisogno di
un soffietto almeno lungo 1/3 in più della massima focale utilizzata.
Con un soffietto di 50cm abbinato ad un obiettivo 240mm arriveremo a un rapporto
di ingrandimento 1:1, il tipico abbinamento per macro e per riproduzioni di
originali. La lunghezza focale in questo aiuta per la possibilità di
avere spazio davanti la fotocamera per posizionare le luci, altrimenti potremmo
utilizzare anche un 150mm e soli 30cm di soffietto.
Ovviamente la prospettiva cambia cambiando il punto di ripresa nel caso di
oggetti tridimensionali.
Teleobiettivi
In epoche passate erano molti gli obiettivi composti da diversi gruppi di
lenti smontabili, le persone avevano un set di lenti da abbinare e comporre
per ottenere la lunghezza focale desiderata. Alcuni obiettivi erano doppi:
se utilizzati solo metà, cioè quella metà dietro il diaframma
la focale circa raddoppiava e di conseguenza diminuiva la luminosità
massima. Ci sono buoni esempi nell'usato di tali obiettivi, sono economici
rispetto ai loro fratelli "fissi", diciamo che sono meno performanti
quando sono usati singoli gruppi di lenti e sono buoni quando usati interi.
Hanno l'indubbio vantaggio di sostituire due focali, che spesso sono sufficenti
al fotoamatore che non vuole o non può avere due obiettivi.
Questo retaggio è rimasto nell'uso attuale dei teleobiettivi, ma non
di tutti.
I teleobiettivi sono un capitolo a parte del GF.
Il loro schema ottico crea delle diversità di immagine rispetto a tutti
gli altri obiettivi, ciò comporta un diverso approccio nel loro utilizzo
sul campo, si ha un minor bisogno di allungamento di soffietto, si risparmia
circa un terzo di allungamento, a discapito di un diverso modo di mettere
a fuoco qualora si usino i movimenti. Questo significa per esempio poter mettere
a fuoco all'infinito con un allungamento sotto i 50cm con una focale di 600mm,
all'atto pratico è poter fotografare con un BO che non viene mosso
dalla brezza in una località aperta ai venti. L'alternativa sarebbe
avere un doppio soffietto, maggior peso, ingombro e vibrazione che si traducono
anche con l'obbligo di utilizzo di un secondo cavalletto ausiliario...!!
Sono focali molto lunghe, dai 360mm ai 1200, spesso le lenti che si trovano
davanti il diaframma si possono sostituire, si tiene la parte di lenti posteriore
e si abbina formando diverse focali. Un caso tipico sono attualmente i tele
Nikon.
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