O v e r e x p o s e d
&
U n d e r
d e v e l o p e d

 

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La Chamonix View camera.

Ci sono in commercio varie fotocamere di formato 4x5' che hanno come caratteristiche la leggerezza, la compattezza e la trasportabilità, le caratteristiche di ognuna differiscono a volte di poco a volte di molto dalla concorrenza, e la scelta dipende dal fotografo che di solito predilige certe caratteristiche a discapito di altre.
Un esempio nuovo nel panorama fotografico è rappresentato dalla Chamonix, una fotocamera folding di progetto e costruzione innovativi, prendendo a prestito alcune soluzioni tecniche della fotocamera Phillips non più in produzione e di materiali innoviativi quali la fibra di carbonio accoppiata a legni pregiati e alluminio di ottima lega. Questa fotocamera è stata pensata da un fotografo, e si percepisce l'interpretazione che è stata l'impronta del progetto di fare una folding da portare anche in alta montagna senza sentirne gli effetti negativi, riassunte in queste caratteristiche:

- Leggerezza, la chamonix 4x5 pesa 1.400grammi

- Eliminazione dei surplus che non si usano nella fotografia di paesaggio, se non di rado, quali il decentramento posteriore sia verticale che orizzontale, bastando quello anteriore, che ha portato ad una semplificazione costruttiva, leggerezza e solidità maggiori.

- Robustezza e rigidità: è una fotocamera che non ha molti dei difetti delle consorelle folding entry level, tra cui i serraggi e la rigidità che le consentono
un allungamento del soffietto fino a 40cm senza diventare instabile, per cui è possibile montare lunghi fuochi senza aver bisogno di ammenicoli che prolunghino il tiraggio, spesso ingombranti e pesanti.

- Un prezzo molto concorrenziale, allineato a quello della sorella cinese Shen Hao.

- Una trasportabilità considerevole, da chiusa è dotata di una lastra in fibra di carbonio a protezione del vetro smerigliato, compatta come una solita folding di legno, ma di almeno mezzo chilo più leggera, si perde però la possibilità di tenere un obiettivo montato una volta chiusa.

 

Qui la Camonix è in posizione di zero, con un 180/5.6 Rodenstock

Si può notare il sistema di chiusura che svincola la standarta e la piastra anteriore dal resto dell'apparecchio, trattenuta dal solo soffietto, si ha una vite a farfalla centrale per fissarla a angolo retto sulla slitta di messa a fuoco, sfruttando i duversi fori filettati a seconda della distanza aprossimativa che si vuole avere per focheggiare.

Una volta chiusa si serrano i blocchi sul corpo base del basculaggio orizzontale, questi sono gli unici fermi una volta chiusa.

Aperta si possono contare quattro fori sulla slitta, il quinto più esterno è dove ho fissato la standarta, una vite sola permette sia il basculaggio orizzontale che il decentramento che il fissaggio stabile, una semplificazione che permette una maggior leggerezza ma che impone una rinuncia a dei blocchi separati per i movimenti, in modo simile abbiamo le folding di altre marche accomunare il decentramento verticale e il basculaggio sull'asse dell'obiettivo in un unico sistema, nella Chamonix si ha un blocco uno per lato che insiste sul movimento di decentramento verticale anteriore che permette di non andare fuori zero se non intenzionalmente.

In questa angolatura si nota come sia realizzata la possibilità di basculaggio orizzontale del piano pellicola tramite due viti sulla base, in più permette l'allungamento del soffietto oltre il doppio tiraggio, cioè permette di allungare fino a 40 cm il soffietto, queste due viti sono anche pratiche per focheggiare all'inizio inquadratura con un lungo fuoco, per poi agire per la messa a fuoco fine con la vite sulla slitta orizzontale davanti che trasla il corpo anteriore.

 

Ho testato la possibilità di avere un 300mm e focheggiare da vicino, sono riuscito ad avvicinarmi a circa un metro dal soggetto ! Qui il tiraggio esagerato comporta un calcolo ulteriore di compensazione del soffietto, ovvero, si incapperebbe in immagini sottoesposte.

Dal lato opposto ho inquadrato con un supergrandangolo, il famoso 58XL Schneider, siccome ha un cerchio di immagfine stretto non serve neanche che si possa decentrare molto il soffietto, così con il soffietto normale e non quello grandangolare si riesce comunque a fotografare. In casi come questo ho trovato utile avvicinare invece che arretrare con il corpo posteriore, lo si vede rientrare di un paio di centimetri dal bordo posteriore, visto che ho già portato al foro più vicino la standarta anteriore, e la messa a fuoco della slitta comandata dalla vite è al minimo. Con un po' di pratica si arriva a superare i limiti di accorciamento del soffietto, e questo è molto gratificante, permettendo l'uso di qualsiasi obiettivo grandangolare senza uso di piastre rientranti scomode da trovare, nè la necessità di cambiare soffietto e rimanendo con lo standard.

Una vista dall'alto del complesso di cui sopra, il 58 XL con la piastra piana, ho dovuto limare il bordo anteriore di una piastra linhof\wista di concorrenza, cinese per l'appunto, che si trova su e-bay facilmente. Queste piastre sono solide ma un pochino troppo spesse per farle adattare al meccanismo della Chamonix.

Trovo intrigante avere le piastre Linhof come standard, ma la piastra in carbonio della Chamonix secondo me è un po' troppo cara per la funzione che fa; comunque nulla toglie alla possibilità di acquistare le piastre originali più sottili, sia della Wista che della Linhof, che sono più sottili.

Questo dettaglio riguarda il discorso fatto sopra, si nota come sia agevole così operare sul diaframma dell'obiettivo e montare uno scatto flessibile standard senza l'angolo nel caso si avesse un grandangolo su piastra rientrante.

Vista dall'alto sul campo, filtri e obiettivi nello zaino, pronta allo scatto.

Il vetro smerigliato è di ottima fattura, la nete di freshnel di serie non mi ha dato problemi di focheggiatura con l'esclusione del solito problema tipico della visione con una lente di freshnel agli angoli con un grandngolo, cioè di immagine doppia fantasma. Non ho riscontrato il problema che si dice in giro di difetto di messa a fuoco a causa della lente. Forse anche perchè i limiti di tolleranza sono ampiamente coperti dalla chiusura di diaframma quando inquadro con un grandangolo spinto.

Il vetro è con i riferimenti dei formati inferiori, compreso il panorama, e la rotazione del dorso è semplice, da verticale a orizzontale, sbloccando due levette in alto.

 

Notare le due blle per la visione orizzontale o verticale, si usa ovviamente solo quella di volta in volta orizzontale a seconda dell'inquadratura portrait o panorama.

Qui ho decentrato con il 90 superangulon, non è moltissimo come nell'Arca Swiss, ma permette di non fuoriuscire dal cerchio di immagine dell'obiettivo, sicuramente sufficente per un impiego sul campo. Non è una fotocamera fatta espressamente per architettura, ma se la cava egregiamente lo stesso. La definirei piuttosto una multi purpose folding.

Qui si vede il 90 in posizione zero sull'orizzonte, si deve ogni volta che si monta la Chamonix portare la standarta anteriore a metà, e riporla per chiuderla in basso come se si decentrasse completamente in basso.

Una visione da davanti.

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