O v e r e x p o s e d
&
U n d e r
d e v e l o p e d

 

Ripresa fotografica


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DOF & Lunghezza Focale

Parliamo di profondità di campo (Depth Of Field) in relazione al formato del negativo.

Siccome son in vena di buonismo, in cinque minuti cerco di spiegare a chi
frulli in testa di cambiare il corredo 35mm in un 6*6 cosa succede in
pratica per la profondità di campo.
La profondità di campo è la zona di nitidezza che si ottiene davanti e
dietro il soggetto messo a fuoco, paragonabile ad un area compresa tra due
piani.

Il concetto di profondità di campo è collegato a dei parametri arbitrari
quali il cerchio di confusione ammesso, che è anche una misura fra le altre della qualità
dell'obbiettivo, o l'ingrandimento del negativo. Una volta che si accetta
una semplificazione quale per esempio che si parte dallo stesso cerchio di
confusione con tutti gli obbiettivi 35mm e 6*6, ciò significa che scegliamo
obbiettivi di qualità per entrambi i formati, non ci restano che altri due
parametri da prendere in considerazione, e cioè l'apertura del diaframma e
la lunghezza focale dell'obbiettivo.
Esemplificando prendiamo una Hasselblad col suo bell'obbiettivo normale di
lunghezza focale 80mm , e paragoniamolo ad un 50mm sul 35mm. La resa
prospettica rimarrà uguale se rimaniamo alla stessa distanza dal soggetto,
l'ingrandimento dell'immagine pure manteniamolo
costante, otteniamo :
visivamente a parità di diaframma usato l'80mm restituirà un'immagine con
minor profondità di campo (DOF) essendo di focale più lunga.
Siccome però vogliamo avere la stessa DOF del 35mm, allora di conseguenza
dovremmo chiudere di un paio di diaframmi, con la penalizzazione che sul
medio formato si lavora con apparecchi più pesanti e grossi, con specchi che
innescano più vibrazione, cioè a mano libera sarà più difficile non ottenere
micromosso, e addio allora alla maggior qualità di immagine.
La scelta ottimale a volte consiste nell'adottare pellicole più sensibili
possibili, in questo caso una 400 ISO, anche se si trovano difficoltà a
trovare emulsioni nel formato 120, soprattutto sulle sensibilità elevate
come i 3200 Iso.
Oppure adotteremo l'uso di biottiche, esenti di movimento dello specchio, ma
con altri limiti quali la parallasse e l'ottica fissa.
Nel grande formato le cose cambiano un po' complicandosi ulteriormente:
Si hanno obbiettivi molto più lunghi, un 150 che rappresenta un tele per il
35mm, sul 4*5 è un obbiettivo normale, immaginatevi la profondità di campo
di un 150 con una luminosità massima di 5.6 teorica, sì perché sono
obbiettivi da usare a diaframmi chiusi a causa della progettazione che porta
ad avere le massime prestazioni in funzione della copertura dei movimenti
dei corpi dell'apparecchio a diaframmi vicini a f/22.
Il cerchio di confusione ammesso è più generoso, ma tanto l'ingrandimento a cui si
sottopone il negativo è ridicolo rispetto al 35mm perciò la "relativa" minor risolvenza
dell'obbiettivo è ampiamente compensata.
In GF adottando certi movimenti di basculaggio si può modificare la DOF
rendendola non una fascia che si espande parallela all'obbiettivo, ma un
cuneo virtuale di messa a fuoco, potendo per esempio mettere a fuoco dei
binari in primo piano fino all'infinito rimanendo con un diaframma non
troppo chiuso.
Si superano di un botto i limiti delle ottiche fisse del medio formato,
acquisendo maggior flessibilità di controllo dell'immagine, certo però a
discapito di una certa laboriosità di composizione della stessa.
Da non sottovalutare che con l'uso del decentramento possiamo raddrizzare le
linee convergenti all'infinito, ciò si rende utile con l'architettura, ma
non solo.
Il GF è da usarsi solo esclusivamente su cavalletto, per l'accuratezza che
richiedono gli spostamenti minimi di ogni elemento che modifica l'immagine
finale: soggetto, obbiettivo e pellicola. La cosa gratificante è la visione
su una superficie molto ampia del vetro smerigliato di ciò che si sta
facendo, con un po' di pratica si capisce più di ottica fotografica che con
qualsiasi altro apparecchio fotografico. Questo lo dico non in funzione
della teoria, ma in quella della pratica, permette cioè una espressione di
libertà della propria visualizzazione che non ha confronti con altri
apparecchi.
In sintesi si può dire che più l'apparecchio ha il negativo grande più è
avido di luce, pongo qui degli esempi:
usando 1/125 e f/5.6 con un 50mm passiamo ad usare un f/11 con l'80mm di un medio formato
e ad un f/22 col 150mm.
Ne consegue che i tempi di scatto col GF sono piuttosto lenti in
luce continua, nel ritratto ho usato tempi cosiddetti "veloci" di 1/30 o
anche meno, ho scattato un bel ritratto alla luce fioca di notte addirittura con una posa di
5 secondi.
Un rammarico è che non esistono le lastre 3200 ISO su GF!

 

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